venerdì 2 aprile 2010

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Secondo una leggenda metropolitana, tutta l'umanità è collegata, direttamente o indirettamente, tramite conoscenze comuni. Quindi, paradossalmente, noi saremmo tutti interconnessi: potenzialmente potremmo contattare - in modo indiretto, Barack Obama, il signor Mc Donald's, un aborigeno polinesiano, un cuoco di sushi giapponese o l'uomo più alto del mondo. La teoria, all'apparenza sorprendente e per certo fittizia, potrebbe sembrare meno bislacca del previsto se pensassimo, per esempio, alla corrente del poligenismo, la quale afferma che l'umanità discende da un progenitore comune. Insomma, da tempo molti sostengono che siamo tutti intrappolati nella stessa rete. Pensavo proprio l'altro giorno a questa cosa che, con un tempismo disarmante, è arrivato l'articolo del prof. Fromiconi, "Come stare on-line". Il tema centrale, il fatto che tutto il mondo è una gigantesca rete, virtuale e non, ben si adatta alle mie stravaganti considerazioni. Egli estende il concetto di Internet (ossia "rete") anche al mondo reale. Lungimirante è cominciare a vedere tutto ciò che ci circonda come un gigantesco ipertesto. Si dice che il battito d'ali di una farfalla possa scatenare un terremoto dall'altra parte del mondo: alla luce di queste considerazioni non sembra tanto più una sciocchezza. Passato, presente e futuro sono collegati; i giochi che facevamo da bambini sono collegati al nostro comportamento odierno; il fatto che il mondo stia andando verso la globalizzazione, condiziona le nostre scelte e le nostre azioni ecc.
A questo punto viene automatico pensare che "stare on-line" non significa più stare davanti al computer di casa o con il portatile sulle ginocchia, bensì essere connessi nella vera accezione del termine: cogliere i particolari e i dettagli del mondo, saper affrontare le esperienze e le prove che ci propone la vita, costruirsi così un proprio bagaglio di conoscenze. Interessante è anche il fatto di non vedere il PLE (Personal Learning Environment) ridotto a mere conoscenze scolastiche e nozionistiche: questo è l'errore in cui cadiamo più frequentemente, in particolare i docenti e coloro che avrebbero il compito di assicurare la formazione completa dello studente. Dove per completa non si intende solo sapere come fare a risolvere un'equazione differenziale, tradurre un brano di Seneca o conoscere la differenza tra profase e metafase. Non che tutto questo sia da sottovalutare, anzi, andrà ad integrare il nostro PLE. Tuttavia è importante ricordare che anche saper interagire con gli altri, sapersi divertire, avere una conoscenza pratica e tante altre cose sono fondamentali. Dunque il consiglio più spontaneo e naturale che sembra essere impartito dal pezzo del professore, sembra proprio quello di cominciare a curare, se ancora non ci siamo resi conto di possederlo, o di continuare a farlo, il nostro giardino delle conoscenze con estrema premura e amore. E di cominciare a sfruttare tutte le potenzialità che la rete virtuale - strumento di massa per eccellenza, ci offre, perché, altro punto su cui sono estremamente d'accordo con il prof., non necessariamente tutto ciò che concerne la massa deve essere negativo.

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